Ritratti di musicisti abruzzesi

L’architetto Andrea Disertori nella presentazione del volume di Francesco Maurizio Di Giovine  l’Opera grafica di Vito Giovannelli e gli ex Musicis con Strumenti Musicali, ha scritto: ” nell’iconografia scelta da Vito Giovannelli di due cose gli sono particolarmente grato: di essersi rivolto al mondo musicale, a me particolarmente caro e ai suoi protagonisti e di aver ripreso la bella tradizione settecentesca del ritratto inserito nell’ex libris”. All’attento Disertori non sono sfuggiti i ritratti a piena campitura. Nel settore degli ex musicis, infatti, i risultati maggiori sono da accreditare proprio ai ritratti, ripresi con lucida ispirazione, ma figurativamente disparati, perché i compositori sono compresi in un considerevole arco di tempo; sono stati ripresi infatti musicisti che vanno dal Seicento al “Primo Novecento”.    Partendo da formale impianto accademico, come avviene negli ex musicis con le immagini di Brahms e Bellini, Giovannelli esprime la parte più autentica del suo linguaggio incisorio nei ritratti di Monteverdi e di Debussy: due figure scavate all’impronta su impianto anatomico dai solchi guizzanti.  Al di là di alternanze tecniche figurative nei ritratti dei musicisti si possono cogliere due momenti distintivi, non per qualità e pregio artistico, ma per collocazione geografica. Ai ritratti di musicisti abruzzesi Giovannelli fa seguire nella sua prolifica creatività numerosi ex musicis che riproducono volti di famosi compositori italiani e stranieri.  Nella galleria delle sue opere il tratto distintivo rimane comunque quello di un miraggio di perfezione che si esprime con impegno attivo e continuativo e con consistente competenza tecnica. Giovannelli non ha difficoltà a produrre lo stesso tema per due diverse persone. Questo è il caso del musicista Brahms che è stato inventato e reinventato per Giuseppe Cauti e Daniela Fidanza. Dal complesso dei dati esaminati si può ricavare che l’identica materia  ha portato, partendo da un unico principio, a due particolari espressioni, manifestando intanto la comune  esigenza di non allontanarsi dal vero.  Sebbene di dimensioni minime, queste opere hanno il segno della costituzione solida e robusta e devono essere considerate non come frutto di modelli di identificazione dei musicisti, ma come indice della libertà del pensiero creativo.   L’arte del Giovannelli è diventata, anche attraverso questi prodotti minuscoli, espressione di una condotta che si fonda su valori integri e costruttivi e sulle certezza che, operando con chiarezza cristallina, si può pervenire a una dimensione superiore poiché le motivazione di scelta sono valide e dietro alla mano che si muove esiste una personalità che sa guardare con occhio attento.

Angela Iannotti   Ex Libris ed ex musisis di Vito Giovannelli, tesi di laurea, Accademia di Belle Arti Napoli,
Anno accademico1996-97