Liuteria popolare abruzzese

Le tavole progettuali  sulla liuteria popolare abruzzese si configurano ” come avvenimento <culturale> di grande rilievo, a dimensione nazionale, pur trattando un aspetto culturale di “regione”.  Nell’alveo della cultura “abruzzese” la ricerca si allinea con quegli studi fioriti in quest’ultimo cinquantennio, che hanno mirato alla reinterpretazione di una cultura malamente definita subalterna, ma che si presenta in forma  “autoctona”.  E’ -quella regionale- un entroterra culturale, che solo ora, per merito di studiosi coscienziosi e seri, tra i quali è da ascrivere Giovannelli, viene emergendo con una fisionomia propria, singolare e originale. Anzitutto -a proposito del presente lavoro- è da parlare di “scoperta” di un aureo filone di cultura: quello concernente l’organologia, che, come da esiti delle parlate locali, rappresenta un TD ( tratto distintivo) dell’etnia abruzzese. Dalle varianti odierne è agevole – con il metodo storico-comparativo- risalire all’archetipo, a quel modello che esisteva all’origine della civiltà agro-pastorale dell’Abruzzo. E’ una cultura “autonoma, non subalterna”, sviluppatasi per dinamismo delle leggi che agivano dall’interno, come avveniva per le parlate, o sospinti da fattori <contigui>, in concomitanza con lo svolgimento delle strutture sociali: queste legate all’impulso religioso, che presiedeva all’etica di comportamento e che avvolgeva di mistero la presenza terrena dell’uomo. La comunità agro-pastorale abruzzese come rilevano gli strumenti musicali, disegnati da Giovannelli, affondava le sue radici su un fondamento <teleologico>, che conciliava mirabilmente la componente “ideale ” con quella “reale”.  E’ questo il primo esito del lavoro, che non si limita all’area abruzzese, ma travalica la visione regionale, per proiettarsi verso altre aree nel tentativo di individuare vaste zone di diffusione. E’ il caso  dello strumento denominato li mattiaminde di sicura derivazione <campana> -e  allora si potrebbe sospettare di un autentico relitto di “sostrato italico”-. Ma questo strumento, acclimatatosi nella regione, riceve altra denominazione, quella di trionfe. Si conferma, così, la duplice funzione che poté esercitare nel passato l’Abruzzo: quella di essere terra di conservazione, ma anche di”innovazione”: una regione, dunque, aperta a influssi esterni, ma che il genius della stirpe rielaborava e riesportava, creando nuovi moduli di cultura.  …L’elemento <autoctono> e evidenziato da un manipolo di strumenti quali: lu mascrille, la valichire, lu crillone, la rotacannelle e la sclocca. Si precisano, in tal modo, i contorni di questo lavoro, che investe e solleva una puntuale problematica culturale: quella delle aree e delle sfere di diffusione e di innovazione”…

Ernesto Giammarco glottologo
Presentazione al volume STRUMENTI MUSICALI POPOLARI    Pescara,Editrice Italica.1988