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Pescara- Piazza della Stazione - Xilografia di Vito Giovannelli

Mentre si attende che qualcuno dia mano ad un lavoro completo e sistematico sui monumenti d’arte esistenti in Abruzzo (un’opera che dovrebbe una buona volta riassommare unitariamente i molti e pur validi lavori particolari e monografici apparsi finora qua e là alle stampe), Vito Giovannelli  ha dato mano da tempo a un non meno impegnativo né meno utile e suggestivo lavoro di ricognizione grafica sull’arte abruzzese. I portati di questa bella impresa sono molteplici. Il più appariscente è quello divulgativo, se è vero che un monumento, o un particolare di esso, si fa conoscere con più immediatezza a vederlo disegnato che a leggerne la descrizione.  C’è poi il motivo dell’arte  nell’arte,  a sua volta interessante e stimolante. Ma c’è, a noi sembra in misura maggiore, l’utilità di fissare in immagini concrete il modo di essere di pezzi artistici la cui vita reale è sempre aleatoria, e che quindi, già da domani, potrebbe aver subito manomissioni, deterioramenti, se non addirittura sparire (come è tanto spesso accaduto) sorprendentemente dalla circolazione.   Giovannelli ha tenuto presente questa precisa ragione operativa e ha girato l’Abruzzo con l’occhio attento a captare le sue bellezze nascoste accanto alle più note bellezze visibili. Autoritrattro - Xilografia di Vito Giovannelli Nel suo album sono così passati i grandi monumenti “ufficiali”  ma anche taluni elementi specifici di un’architettura segreta, sparsa per le campagne o segregata in piccolissimi centri.  Un portale, un coronamento di facciata, un rosone, un pergamo, un capitello, una croce processionale, un frammento d’ornato, una campana, una acquasantiera, un cero pasquale, un’edicola, un abside, o addirittura un intero paese che muore, dissanguato dallo  spopolamento e destinato a scomparire non solo dalle anagrafi dei comuni d’Italia ma dalla concreta esistenza sulla faccia della terra, sono stati  raggiunti dalla penna (ma prima si direbbe dal vivo amore) di questo appassionato pellegrino.  Prima di lui qualcosa del genere aveva fatto Pietro Piccirilli, e la sua opera è rimasta giustamente famosa. La serie di Giovannelli tende a farsi specchio ancora più vasto, soprattutto più minuto, di un patrimonio di cui noi stessi ignoriamo la reale consistenza. Con un disegno a volte appena abbozzato, altre volte pazientemente rifinito, egli ha messo insieme una galleria eccezionale di immagini, che portano sempre l’impronta dell’originalità della concezione artistica – basta il taglio personale dell’inquadratura a far vibrare di vita diversa un monumento  anche notissimo, usurato dalle immagini fotografate sulle cartoline-,  e che, soprattutto, ci rivelano (spesso per la prima volta) valori a considerare i quali non avevamo avuto magari l’occasione di soffermarci.
                                                                                              Renato Minore  Fogli d’arte abruzzese  ITINERARI,
                                                                               Numero Speciale, quaderno 2,Anno IX, maggio-giugno, 1970,n.5-6

San Cetteo, patrono di Pescara - Xilografia di Vito Giovannelli Nell’ambito delle arti figurative del secondo Novecento riscontriamo la presenza di un artista incisore che ha saputo percorrere una strada solitaria.  Le sue incisioni infatti testimoniano la febbrile ricerca di una elementare purezza: anelito che trova ispirazione nel passato, basandosi su semplificazioni stilistiche e sull’abilità di combinare immagini e parole dalle quali emergono ritmi rettilinei che dominano la scena con assoluta autorità.    L’artista è Vito Giovannelli;  la strada che ha scelto per esternare la sensibilità di cui è dotato è la xilografia, inserendosi a pieno titolo tra i maestri del nostro tempo.  La funzione della sua xilografia è di carattere divulgativo: funzione e visione dell’incisione non nuova nella storia del Novecento se già Duilio Gambellotti  negli anni antecedenti la prima guerra mondiale così scriveva: preferisco sempre il cartellone al quadro perché più diretto al popolo e perché concede più spazio e maggiore libertà di espressione. E da questo fu facile passare ad una forma di grafica più atta alla diffusione perché moltiplicabile: la xilografia.Giovannelli moltiplica le immagini dunque e amplifica gli echi di un mondo che in alcuni casi è sopravvissuto all’apocalisse moderna. Attraverso una feconda produzione ci narra le vicende di un popolo, quello abruzzese in particolare, attingendo alle memorie del passato storico al fine di stimolare la nostalgia retrospettiva per un tempo perduto e non più recuperabile. Ma più in generale egli ci illustra la storia di tutto il popolo del sud, di tutta la regione che si allunga nel Mediterraneo, dove il tempo ha fatto germogliare magnifici costumi, i più importanti dei quali, lasciati dal retaggio spagnolo, sono legati al devozionale  religioso.

Francesco Maurizio Di Giovine L’opera grafica di Vito Giovannelli e gli ex musicis con strumenti musicali.
Bologna,
Il collezionista di ex libris, 1988.